La differenziazione si realizza dal punto di vista tecnologico-terapeutico attraverso lo studio di nuovi sistemi di rilascio, nuovi dosaggi, nuove confezioni, nuove indicazioni, formulazioni associate e un migliore “safety profile”. È stata, ad esempio, realizzata una nuova confezione di Tachipirina più curata rispetto alla precedente, ma contenente un numero di compresse inferiore. Questo stratagemma è stato attuato al fine di avere un ritorno di risorse maggiore che possano coprire l’eventuale futura perdita derivante dall’introduzione dei generici. Un’altra confezione diversa, ad esempio, è quella che è stata realizzata per il Tantum Verde al fine di andare maggiormente incontro alle esigenze dei consumatori, che richiedevano un tappo più maneggevole.
Qual è la reazione? Prima di tutto una più spiccata tendenza alle acquisizioni. Una coagulazione che vuole consolidare il business e, allo stesso tempo, inglobare le novità più interessanti. Che spesso arrivano dal biotech, sia dal punto di vista scientifico-imprenditoriale che finanziario. Il Biotechnology Index del Nasdaq ha guadagnato il 14,5% dall'inizio del 2017. Ha quindi fatto molto meglio dei titoli farmaceutici, anche se peggio dello S&P 500. Dall'inizio di quest'anno, anche il biotech ha affrontato un calo (-7,2%), ma comunque più contenuto rispetto a quello dei farmaceutici. In prospettiva e guardando al nuovo modello di business imposto da regole e mercato, il biotech sarà decisivo perché dovrebbe contribuire a introdurre cure meno costose. Consentendo ai titoli di riconquistare vigore anche con un orizzonte temporale più ampio
Le criticità del settore farmaceutico sul lato dell’innovazione sono quindi rappresentate dalla necessità di ripartire gli elevati investimenti in R&S su una produzione di ampie dimensioni, per cui la concorrenza si sviluppa su scala mondiale e costringe le imprese a fusioni configurandosi come multinazionali per ottimizzare gli investimenti, mentre i ritorni degli investimenti in innovazione hanno un limitato arco temporale perché allo scadere del brevetto sono minacciati dall’immissione in commercio dei generici e da una forte competizione di prezzo. Il caso italiano è esemplare: a fronte di una presenza straniera che controlla oltre il 70% del mercato interno, troviamo solo un drappello di società a capitale italiano che spendono in ricerca più del 15% del fatturato.
Attraverso il co-marketing una multinazionale cede una propria specialità farmaceutica ad un’impresa nazionale per la distribuzione e la promozione del prodotto sotto marchio diverso. Per le imprese italiane l’alternativa è rappresentata dalla cosiddetta “innovazione imitativa”: le imprese possono registrare farmaci contenenti principi attivi scoperti prima dell’entrata in vigore della regolamentazione sui brevetti o non più titolari di copertura brevettuale. Appropriandosi di una molecola scoperta da altri, l’imitatore ha il vantaggio di immettere sul mercato un prodotto per il quale non ha sostenuto costi di ricerca. I prodotti imitati, detti generici, hanno una confezione semplice, un nome che corrisponde a quello del principio attivo e un prezzo più basso dei farmaci di nuova generazione, i quali sono, invece, coperti dal brevetto e identificabili attraverso un nome di fantasia. La progressiva difficoltà a sviluppare e lanciare farmaci radicalmente nuovi, associata alla pressione al ribasso che incontrano sempre più frequentemente le imprese farmaceutiche nelle politiche di pricing, rende il sistema estremamente instabile. Non a caso le imprese che presentano difficoltà a sviluppare really new product o a «riempire» la pipeline dei progetti innovativi relativi a innovazioni minori, si trovano costrette ad attivare processi di megamerger (quali, la creazione del colosso Glaxo Wellcome, la trasformazione di Ciba e Sandoz in Novartis, la fusione tra Zeneca e Astra in AstraZeneca e il sodalizio tra SmithKline Beecham e Glaxo Wellcome che ha portato alla creazione della seconda azienda più grande del mondo) nel tentativo di fronteggiare queste profonde difficoltà. In buona sostanza il farmaceutico è sicuramente un settore vincolato allo sviluppo continuo di innovazioni radicali (prodotti blockbuster) e incrementati (prodotti me too) e rappresenta, quindi, un campo di analisi eccellente per studiare il processo innovativo e, soprattutto, per capire le logiche dell’innovazione continua. Il tradizionale procedimento di creazione di un nuovo farmaco (drug discovery) si fonda sui principi della sintesi chimica, la disciplina che studia i processi di sintesi degli atomi in molecole. Sino all’inizio degli anni ‘70, le nuove molecole potevano essere sviluppate seguendo due modalità: l’estrazione naturale di composti chimici oppure la sintesi chimica in laboratorio.